Introduzione al Brasile nella Coppa del Mondo 1958
Sembra strano che ci sia voluto fino alla sesta edizione di questa serie per presentare la nazione più di successo nella storia della Coppa del Mondo, il Brasile, che avrebbe probabilmente dovuto vincere il torneo del 1950 sul suolo di casa.
Entrando nella Coppa del Mondo del 1958, il Brasile era considerato favorito, nonostante le preoccupazioni su come avrebbero affrontato le circostanze sconosciute in Svezia. Le due Coppe del Mondo giocate in Sud America erano state vinte da squadre di quel continente, mentre le tre in Europa avevano seguito lo stesso esempio. Tuttavia, il Brasile era probabilmente più preparato di qualsiasi altra squadra nel torneo, avendo investito pesantemente in un ampio staff di supporto. Avevano viaggiato in Europa in anticipo per acclimatarsi al clima e combinarono una buona organizzazione con individui di classe mondiale, come Mario Zagallo, Garrincha e Pelé.
Vicente Feola e il suo approccio tattico
Vicente Feola è una figura curiosa. Era un allenatore con molta esperienza, avendo guidato Sao Paulo per 532 partite, più di chiunque altro, in sei diversi cicli. Aveva anche vissuto la sconfitta del Brasile nella finale del 1950. Tuttavia, era spesso considerato privo di autorità e accusato di delegare troppo. Questo è importante perché il Brasile era in anticipo rispetto ai suoi tempi in termini di competenze fuori dal campo con un staff di supporto complesso, che includeva un supervisore, preparatore atletico, medico, dentista e psicologo.
“La caratteristica più straordinaria della Coppa del Mondo è stata rappresentata dalla conferma di un nuovo concetto che potrebbe essere definito ‘quarto difensore’”, ha scritto John Camkin nel suo libro intitolato Coppa del Mondo 1958.
Il Brasile si distinse per l’uso della larghezza. Schierando Zagallo e Garrincha, avevano due esterni di qualità. L’innovazione del 4-2-4 cambiò anche il modo in cui si definivano le formazioni nel calcio.
L’importanza di Pelé e i cambiamenti nella formazione
Feola ripose fiducia in Pelé, nonostante le preoccupazioni sulla sua età, e ci furono segnalazioni che i giocatori insistettero su cambiamenti nell’undici titolare. Pelé, allora diciassettenne, impressionò immediatamente con un gol decisivo contro il Galles e tre gol nella semifinale contro la Francia. Sebastian “stella” del torneo, Pelé dominò gli eventi dal suo primo avvio.
Il Brasile sperimentò diversi cambi di formazione e schierò una coppia d’attacco inizialmente composta da Jose Altafini e Dida, passando poi a Vava e Pelé, fino alla finale. Le modifiche a centrocampo favorisero un attacco più efficace.
La finale e il trionfo del Brasile
Il Brasile si presentò nervoso alla finale ma ribaltò la partita in modo spettacolare. Garrincha, l’imprevedibile esterno destro, fornì assist decisivi, mentre Pelé segnò un gol leggendario, descrivendolo come una reazione estemporanea.