Esilio verso l’estasi: Come gli ultras del PSG hanno reso viva la loro città

Il Paris Saint-Germain e il suo Sostenitori nella Finale di Champions League

Quando il Paris Saint-Germain affronterà l’Inter sabato, sperando di sollevare il trofeo della Champions League per la prima volta nella sua storia, sarà sostenuto da un gruppo di tifosi che si sono fatti vedere — e sentire — nel corso della stagione. Circa 3.000 ultras del PSG saranno presenti all’Allianz Arena di Monaco per la finale. Le loro esibizioni colorate e rumorose sono diventate una caratteristica distintiva del cammino del team nella Champions League, con enormi striscioni, sostenitori con megafoni che guidano i canti e tamburi che riempiono l’aria nel loro stadio, il Parc des Princes.

Una Storia di Diversità e Conflitto

Gli ultras del PSG sono diventati subito riconoscibili per la loro diversità. I volti neri, marroni e bianchi che si affollano nelle tribune riflettono la multiculturalità di Parigi e dei suoi dintorni. Ma dietro ai canti e agli applausi si cela un passato difficile. Una lunga lotta tra gruppi di tifosi con ideologie radicalmente diverse ha portato alla morte di un sostenitore nel 2010. In risposta, il PSG ha rinchiuso tutti gli ultras dal proprio stadio per sei anni. Questa è la storia di come sono tornati al Parc des Princes — e perché si distinguono tra i tifosi di altre squadre europee.

Il Ritorno degli Ultras

La diversità dei tifosi del PSG non sorprende, data la composizione di Parigi e dei suoi sobborghi. Secondo un censimento del 2021, 2,5 milioni — ovvero il 20,3% — della popolazione di 12,3 milioni nella regione di Parigi è composta da immigrati. Molti di questi provengono da paesi africani settentrionali o da nazioni precedentemente sotto il dominio coloniale francese. La prima vittoria della Francia in Coppa del Mondo, sul suolo domestico, nel 1998, sembrava unire il paese in una celebrazione della diversità — con Zinedine Zidane e compagni definiti la squadra “Black, Blanc, Beur” (Nero, Bianco, Arabo) per le loro origini miste.

Tuttavia, la realtà era più complessa, poiché negli anni seguenti quel trionfo il partito politico di estrema destra, il Front National, emerse in tutto il suo fulgore, mentre scoppiarono disordini nei sobborghi multiculturali parigini, noti come banlieues, nel 2005 e nel 2023. Fondato nel 1970 tramite la fusione tra il Paris FC e lo Stade Saint-Germain, il PSG ha riflesso queste tensioni. La tribuna di Boulogne, dietro il gol sud, divenne una roccaforte per gli ultras di estrema destra negli anni ’80. Nel 1991, venne allestita una tribuna alternativa all’estremità Auteuil del campo, che presto ospitò un gruppo di tifosi più vario e di sinistra. I due gruppi di ultras si scontrarono regolarmente, creando un’atmosfera ostile. “Ogni settimana di gioco era un inferno,” ricorda Antoine, un ultra del PSG che ha chiesto di non divulgare il suo cognome per poter parlare liberamente.

Il Piano Leproux e le Conseguenze

Il punto di svolta si ebbe a marzo 2010, quando un ultra di Boulogne, Yann Lorence, morì in una rissa con gli ultras di Auteuil al di fuori dello stadio prima di una partita contro il Marsiglia. L’allora presidente del PSG, Robin Leproux, impose un divieto a tutti i gruppi ultra, in una mossa conosciuta come ‘Piano Leproux’. “Mi sembrava che l’unico modo per risolvere questo problema fosse rompere quella disastrosa opposizione geografica tra le tribune Auteuil e Boulogne,” dichiarò Leproux in un’intervista del 2020 al quotidiano francese Le Parisien.

Per gli ultras, fu vista come una misura eccessivamente dura che silenziò lo stadio. Romain Mabille, appartenente agli ultras di Auteuil, fondò il Collectif Ultras Paris (CUP) nel maggio 2016, un gruppo più grande composto da diverse organizzazioni di quella tribuna. Pensa che il problema avrebbe potuto essere risolto “portando via 300 o 400 persone” invece di imporre un divieto generalizzato. “Aver chiuso due intere tribune per i problemi di pochi era gravissimo,” afferma.

“La politica finisce comunque per emergere,” dice Antoine. “È una conseguenza della diversità degli ultras.”

Nonostante si supponga che siano apolitici, il gruppo ha srotolato un enorme striscione con le parole ‘Free Palestine’ prima di una partita di Champions League contro l’Atletico Madrid a novembre. Il ministro dell’interno francese, Bruno Retailleau, lo ha definito “inaccettabile”, ma l’UEFA non ha preso alcun provvedimento. Il CUP ha risposto affermando che non era “un messaggio d’odio” e che “il messaggio che lo accompagnava era esplicito ed era un appello alla pace tra le persone”.

L’Evoluzione del CUP e il Futuro

Il CUP non è sempre stato in sintonia con i proprietari da quando gli ultras sono tornati. Nel 2023, ha annunciato uno sciopero che fu poi annullato una settimana dopo, dopo che il PSG fornì rassicurazioni sui biglietti e sul mantenimento della loro iconica larga striscia rossa sulle future maglie. Il gruppo fischiò Lionel Messi e Neymar durante il loro periodo al PSG per le cattive prestazioni e la precedente politica del club di ingaggiare stelle, e si è opposto alla loro spinta commerciale negli ultimi anni. Ci sono state anche controversie più gravi. Il PSG è stato costretto a chiudere parte della tribuna Auteuil a ottobre dopo cori omofobi rivolti all’allenatore del Marsiglia, Adrien Rabiot, durante una partita contro lo Strasburgo.

C’è sicuramente una maggiore armonia sugli spalti rispetto a quando le estremità di Boulogne e Auteuil si combattevano 15 anni fa. Il CUP è ormai saldamente stabilito come l’unico gruppo ultra del PSG al Parc des Princes, il che si riflette in un entusiasmante gruppo giovane di giocatori guidati da un allenatore popolare come Luis Enrique. “Abbiamo un canto che dice,” dice Mabille. “Se dopo tanti anni di dolore e lotta, vinciamo la Champions League e facciamo un buon lavoro durante la partita, avremo tutti pace nel cuore e la soddisfazione di aver avuto successo.”