Il Thrilla a Manila
Il “Thrilla a Manila” non rappresenta solo la vittoria di Muhammad Ali nel suo terzo e ultimo incontro con Joe Frazier, avvenuto 50 anni fa. Nei mesi precedenti al combattimento, Ali stabilì un’agenda spietata e, quella notte, sotto temperature che sfioravano i 50 gradi sul ring, i due pugili portarono la sofferenza a un nuovo livello. Era la loro “agonia condivisa”, un’esperienza che pochi hanno mai vissuto.
Il Combattimento
Fu Ali a uscire dal ring da vincitore, contuso e permanentemente danneggiato, ma con la mano alzata sopra la figura abbattuta di Frazier. Le storie di quel combattimento continuano a circolare nel mondo della boxe e, anno dopo anno, i testimoni oculari diminuiscono, ma lo status di quel match rimane epico nel racconto infinito della boxe. Frazier, purtroppo, non riceve mai il rispetto che merita per il suo ruolo in questo grande incontro.
Il Contesto Storico
Prima del “Thrilla”, il loro bilancio era di 1-1: Frazier aveva vinto il “Fight of the Century” nel 1971, mentre nel 1974 Ali si era aggiudicato un secondo incontro relativamente tranquillo ai punti dopo 12 round al Madison Square Garden, che portò a questo terzo scontro. Questo, insieme a un’enorme iniezione di denaro dal presidente Marcos delle Filippine e dalla sua moglie ossessionata dalle scarpe, Imelda, contribuì a rendere possibile il combattimento.
Le Tattiche di Ali
Tra l’annuncio del match e il primo gong, Ali aveva già messo insieme gorilla, Manila e “thrilla” in mille frasi ad effetto. Si era anche stabilito che Frazier fosse troppo “stupido” e troppo brutto per essere il campione. Frazier cercò di andare avanti con il suo lavoro, ignorando gli insulti. Era tutto parte del gioco di Ali, come dichiarò il forum della boxe.
Frazier, nel frattempo, mostrava foto dei suoi figli e chiedeva: “Sembrano brutti?”
Guardando indietro ora, con 50 anni di riflessioni sulle tattiche di Ali, è difficile ignorare la supplica nelle parole di Frazier. Tutto ciò che desiderava era un po’ di rispetto. Lo avrebbe ottenuto dopo il combattimento.
Il Giorno del Combattimento
Nel loro terzo scontro, Muhammad Ali (a destra) ottenne un TKO, portando il suo record a 2-1 contro Joe Frazier. L’evento fu coperto dal vivo da alcuni dei migliori scrittori di boxe di ogni generazione, e quel solido lascito di tributi scritti ha contribuito a cementare il posto del combattimento nei cuori di tutti i fan della boxe.
I grandi cronisti, come erano conosciuti, si sedettero e registrarono la vita e il combattimento di entrambi i pugili durante la settimana e la mattina del match. Catturarono il caos della vita amorosa di Ali, il desiderio di Frazier, e una volta suonato il gong, abbracciarono ogni secondo del combattimento.
Ali e Frazier combatterono per “il campionato l’uno dell’altro”, scrisse Jerry Izenberg dal ring.
Nel sesto round, diversi scrittori raccontarono dell’incredibile scambio tra i due pugili – questa volta parole, non pugni. Frazier colpì Ali con il miglior gancio sinistro che avesse mai lanciato, e la testa di Ali si girò come se fosse su un giunto. Ali poi guardò Frazier e disse: “Mi hanno detto che Joe Frazier era finito.” Frazier guardò in alto e rispose: “Hanno mentito.” È oro.
La Fine del Combattimento
Alla fine del 10° round, dopo che Frazier aveva realmente ferito un Ali esausto, tutti scrissero che Ali non riusciva a guardare il suo allenatore Angelo Dundee negli occhi. Scrissero dello scambio in cui l’angolo di Ali lo colpì con del ghiaccio e supplicò. Era una chiamata alla guerra in quell’angolo, e lui ascoltò.
Alla fine del 13° round, tutti potevano vedere la preoccupazione sul volto di Eddie Futch; l’allenatore di Frazier sapeva che il suo uomo, i cui occhi erano entrambi quasi chiusi, era in grave difficoltà. “Non riesco a sollevare la sua destra,” disse Frazier a Futch. E poi ci fu un momento – un momento in cui il tempo si fermò per Futch. Guardò Ali, guardò il suo uomo e decise che avrebbe dato a Frazier solo un altro round.
Futch era stato coinvolto in combattimenti mortali; sapeva cosa poteva succedere se un uomo usciva per un round di troppo. Frazier si alzò – un occhio chiuso, l’altro quasi chiuso – e andò contro Ali. E Ali aveva così poco rimasto. Era incredibile, selvaggio, brutale, basilare e davvero magnifico.
Il gong per porre fine al 14° round fu anche il gong per porre fine alla più grande rivalità della boxe. Fu anche il gong per porre fine al meglio di ciascun uomo; non furono mai più gli stessi. Non nemmeno lontanamente.
Frazier si sedette, Ali si accasciò. La pausa di 60 secondi scorreva via. Ali cercò di affermare che era pronto a ritirarsi. Non lo era, fidati di me. Quella era la sua gentilezza. Gli uomini di Ali – Dundee e soprattutto il suo manager Gene Kilroy – conoscono la verità.
Futch guardò Frazier, una vista pietosa. “Joe,” disse, “sto per fermarlo.” Frazier supplicò di continuare e poi Futch si avvicinò e pronunciò una delle frasi più iconiche della boxe: “Siediti, figlio. È tutto finito. Nessuno dimenticherà mai ciò che hai fatto qui oggi.” Questo è per lo più vero, ma occasionalmente dobbiamo costringerci a ricordare Joe Frazier e ciò che ha fatto il 1 ottobre 1975.